Running at the slow food

All’ingresso c’era scritto "7 ristorantini" (eufemismo…), per cui non mi è passato nemmeno per l’anticamera del cervello che in due ore, prima che fosse tempo di andare a teatro, non si riuscisse a mangiare un boccone, lì dentro.

In effetti il boccone c’è proprio stato, asciutto e triste, in piedi perchè c’era il bancone, ma erano finiti gli sgabelli, e dietro già il cliente successivo in attesa mi puntava il carrello contro la schiena per paura che qualche altro avvoltoio gli soffiasse il posto in fila. In sei, abbiamo mangiato da soli, sparpagliati come i semi per le galline nello spazio di un’aia, e poi la cassiera sorridente stile paresi ha scordato lo scontrino, e senza quello non si poteva "vidimare" il talloncino per il parcheggio a pagamento. 

Ho girato e rigirato senza riuscire a trovare la toilette – i cartelli me la collocavano nello spazio birreria – spiritosi – e poi alla fine, dopo aver guardato l’ora ed essermi accorta che avremmo dovuto correre come pazzi per sederci nella nostra poltroncina e sperare di metabolizzare il pasto tra un atto e l’altro, ci siamo avviati all’uscita.

Su un muro, a caratteri cubitali, c’era una scritta che diceva una cosa tipo "la vita è troppo breve, per viverla mangiando e bevendo male". Risata amara. Non so gli altri, ma io al fast food mi angoscio meno.

(Qui ci sarebbe stata benissimo una foto: quella della chiocciola sullo skate board che è stata pubblicata sabato scorso nell’allegato "Bravo Bravissimo". Non l’ho trovata, perchè sul sito ce ne sono a migliaia, e catalogate semplicemente in ordine di arrivo, non sono così masochista da farle passare tutte per trovare quella giusta. In ogni caso racconti, poesie, foto sono ora votabili con il coupon del quotidiano, anche la foto della chiocciola speedy. Io però, preferisco votare lui, anche se non è stato inserito nel fascicolo di sabato.)

12.02.2007

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